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Due inediti
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AMAZZONE
Non voglio lasciare la tua bocca come insegue col ventre la battigia l’onda che l’ha baciata e si ritrae
Un lampo senza tuono illividisce la camera
Galoppa il cuore come un cavallo scosso che sente ancora in groppa il cavaliere
Un altro flash illumina la stanza
Vedo nello specchio la porta chiudersi senza rumore
Mi pare e non mi pare d’aver sentito la parola amore.
7 giugno 2010
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CHIAMATA NON RISPOSTA
Chiamata non risposta OK? Per altre informazioni premi cinque. Dieci cifre. È lei. Nessun messaggio.
Chiamata non risposta Vuoi chiamare? Certo che voglio chi amare…anche se chi ha amato altre volte fuori tempo è come un daltonico al semaforo: non sa mai qual è il segnale giusto, deve guardare cosa fanno gli altri.
Per chiamare premi il tasto OK. Beh, non è semplice quando si è anta parlare all’impronta di se stessi come fanno i ragazzi, al telefono. Ci vorrebbe un codice segreto.
Richiamo fallito Richiamare?
Non risponde; eppure sarà apparso il mio numero – credo – sul display.
Richiamo automatico OK?
OK OK, solo sette trilli. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei: no, non c’è stato il settimo squillo.
Né io né lei abbiamo detto pronto.
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Francesca Luzzio
- 10/07/2010 01:02:00
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Le due poesie propongono lo stesso tema: LA DONNA; però la prima propone immagini naturalistiche-simboliche che la rendono bellissima soprattutto là dove la natura si anima con carnale sensualità, la seconda, pur mantenendo la stessa carica emotiva, con gusto tipicamente post-moderno, gioca con il linguaggio e ad esso viene principalmente assegnata lallusione erotico-sentimentale
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Antonio De Marchi-Gherini
- 09/07/2010 14:10:00
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La mente inappagata tiene vivo lerotismo anche a 75 anni ed é un bene, che una pulsione vitale tale si trasfonda nel verso terracqueo di Calabrò, ultimo epigone di quella poesia mediterranea novecenteca di cui si sta lentamente perdendo il senso.
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Maria Grazia Cabras
- 09/07/2010 07:12:00
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Nei versi di Corrado Calabrò, si percepisce una esperienza del mondo lieve/umanissima/terrestre e tuttavia sospesa/protesa verso Altro. Una sensibilità raffinata, discreta sottende accadimenti e intendimenti talora taciuti/celati nel momento stesso in cui vengono narrati/svelati.
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Franca Alaimo
- 07/07/2010 17:52:00
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Ricordo di avere letto, anni fa, un bellissimo articolo di Daniele Piccini sulla rivista Poesia di Crocetti, con il quale il critico tracciava il senso del poetare di Corrado Calabrò lungo larco di poco più di quarantennio, dal 1960 al 2002, in occasione delluscita con leditore Mondadori di "Una vita per il suo verso". Quellarticolo suscitò una viva curiosità nei confronti di questo autore, di cui mi avevano già parlato due amici: Luisi e Maffia. Questi due testi inediti confermano le impressioni che ebbi, allora, nel leggere lantologia di Calabrò, a testimonianza di una lunga fedeltà ad uno stile nitido, sebbene assai colto che coniuga insieme narratività e liricità, espresse in vibrazioni sonore eleganti. Essi confermano anche la presenza della natura come scenario vivo e palpitante del racconto, variamente atteggiato e declinato, di una mai doma, nonostante gli anni e negli anni che assommano ricordi, pulsione erotico-sentimentale verso lenigmatico "idolo femminile", quale fonte inesauribile di canto.
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Loredana Savelli
- 07/07/2010 14:54:00
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Freschezza e immediatezza, allapparenza. Ci leggo dietro uno stupore cercato (o ritrovato) e una gratitudine quasi incredula nei confronti della vita.
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Eugenio Nastasi
- 07/07/2010 11:48:00
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Nelle poesie di Corrado Calabrò, comprese queste presentate sul blog di Maggiani, non aleggiano astrattezze, concettuosità da risolvere; il discorso poetico si dispiega nella naturalezza dei dati di fatto, sovente alla ricerca di un appagamento e forse una remora allamore sensuale della parola. La più bella conquista di Calabrò, in molte delle sue riuscitissime prove, mi sembra limpeto che sale dal profondo in veste di anelito a ben altro e più alto ritmo: quello che coniuga luomo, i suoi sentimenti, il suo spiraleggiante erotismo verso larmonia con luniverso. Dunque poesia di vasto respiro e di orizzonti marini, il mare sullo Stretto delle due Città come il mio Jonio che compete col suo per il bluprofondo della sempre nuova antichità magnogreca. Un esempio di stile e di senso, nella scia dei "migliori" del 900.
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